Con leggi che “tarpano” le ali agli sviluppatori di videogiochi, il settore del gaming in Cina non se la sta passando per nulla bene. Addirittura, nel 2021, il governo ha interrotto la concessione di licenze per nuovi titoli.
Uno stop che ha portato la National press and publication administration (Nppa) a non approvare nemmeno un videogioco dallo scorso luglio, contro i quasi 100 nuovi che venivano approvati in precedenza ogni mese.
E ciò ha avuto conseguenze pesanti, con addirittura 14 mila studi di sviluppo e publisher che hanno dovuto chiudere i battenti, senza considerare l’indotto, con aziende di marketing e pubblicità che hanno dovuto arrendersi alla crisi del settore.
Cina e videogiochi: La reazione dei colossi
A reagire sono ovviamente i colossi, con Tencent che ha deciso di aprire una filiale a Singapore, mentre la società proprietaria di TikTok, ByteDance, ha dovuto licenziare diversi dipendenti di Ohayoo, team di sviluppo di videogiochi per la Cina.
Al momento non è ancora chiaro quando la Nppa tornerà ad approvare nuovi titoli, ma quello che è evidente è che il governo cinese ha avviato una vera e propria “caccia alle streghe” per contrastare il fenomeno della videogame addiction che colpisce molti giovani cinesi. Uno dei titoli più illustri a cadere sotto queste nuove leggi è Fortnite, che lo scorso novembre ha chiuso i server.